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Celti in Sicilia: Le Donni di Fuora

  • Gabriella Pi.
  • 11 apr 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 gen 2024

Celti in Sicilia

Storie delli :Setti Donni di Fuora,

e la Regina delle Fate . "Testimonianze provenienti da un capo all'altro dell'Europa,

in un arco di tempo più che millenario, hanno fatto emergere i tratti di una religione estatica prevalentemente femminile, dominata da una dea notturna dai molti nomi. In questa figura abbiamo riconosciuto un'ibrida, tardiva filiazione di divinità celtiche. Un'ipotesi forse discutibile, perché basata su una documentazione dispersa nello spazio e nel tempo; certo insufficiente, perché incapace di spiegare i motivi di una continuità così vischiosa... […] Una serie di processi condotti dal Sant'Uffizio in Sicilia a partire dalla seconda metà del '500, contro donne

(talvolta addirittura bambine)

che affermavano di incontrarsi periodicamente con misteriosi esseri femminili: le 'donne di fuori'. Con loro andavano la notte volando, a banchettare in castelli remoti o sui prati. Erano riccamente vestite, ma avevano zampe di gatto o zoccoli equini. Al centro delle loro 'compagnie' (dei Romani, di Palermo, di Ragusa e così via) c'era una divinità femminile dai molti nomi:

la Matrona, la Maestra, la Signora Greca

, la Sapiente Sibilla,

la Regina –talvolta accompagnata da un Re delle Fate.

Alle sue seguaci insegnava a curare i maleficiati.

Questi racconti, così simili a quelli delle donne che si recavano in estasi dalla dea notturna, scaturivano da tradizioni specificatamente siciliane. E ancora in pieno '800 Donni di fuora, Donni di locu, Donni di notti,

Donni di casa, Belli Signuri, Patruni di casa, continuavano a manifestarsi a uomini e donne:

figure ambigue, tendenzialmente benefiche ma pronte a procurare malanni a chi non prestava loro la riverenza dovuta

. Un particolare come il favore riservato dalle 'donne di fuori' alle case ben spazzate sottolinea l'analogia con le 'buone signore', le fate, le seguaci di Oriente. Ma siamo in Sicilia. La presenza nell'isola di truppe mercenarie celtiche, assoldate da greci e cartaginesi nel IV secolo a. C. fu un evento occasionale, che non potè creare le premesse di una continuità culturale così tenace. Nelle 'donne di fuori' siciliane siamo costretti a riconoscere un fenomeno anomalo… Ma la sorprendente presenza in Sicilia di tradizioni legate a Morgana ha suggerito anche un'altra ipotesi, che rinvia a un passato molto più lontano. Tanto la celtica Morrìgan quanto la siciliana Morgana andrebbero inserite in una tradizione risalente a una grande dea mediterranea pre-greca, che avrebbe ispirato anche figure di maghe come Circe o Medea. Si tratta, come si vede, di congetture generiche e fragili, che risolvono le difficoltà documentarie proiettandole in un passato nebuloso E tuttavia quest'ipotesi, benché formulata in maniera inaccettabile, suggerisce indirettamente una via di ricerca… Engyon

(una città della Sicilia orientale, identificata con l'odierna Troina) era famosa per le apparizioni di certe dee,

dette Madri; ad esse era dedicato un celebre santuario.

La rinomanza del santuario di Engyon era grande: varie città siciliane,

per suggerimento di oracoli ispirati da Apollo,

onoravano con sacrifici, onori, offerte votive in oro e argento, le dee Madri procacciatrici di prosperità. Diodoro precisa che i fondatori di Engyon – cretesi – avevano portato il culto delle madri dalla loro terra d'origine. Cicerone invece afferma che Engyon era famosa per il tempio dedicato alla grande madre, Cybele, e Cybele era venerata, oltre che nella Sicilia orientale, anche a Creta (sotto il nome di Rhea). L'analogia tra le enigmatiche dee Madri di Engyon e le Matronae celtiche è stata in

terpretata nelle maniere più diverse. Talvolta si è visto in essa una derivazione da non meglio precisate divinità femminili indeuropee; talvolta una mera coincidenza; talvolta la prova della presenza, in ambito sia celta sia siceliota, di divinità materne plurime, non identificabili né con la Madre Terra, né con la Madre degli dei venerata in Asia Minore. Questa convergenza, anche se di difficile interpretazione, conferma le congetture sulle radici al tempo stesso celtiche e siciliane di figure come la fata Morgana o le 'donne di fuori'. Il tentativo di spiegare l'anomala presenza in Sicilia delle 'donne di fuori' ha imposto una lunga digressione. Nel corso di essa abbiamo incontrato le Matrone celtiche strettamente legate alle Madri trapiantate in Sicilia da Creta; i miti e culti crestesi legati a dee nutrici dall'aspetto orsino; i culti di Artemide Kalliste e Artemide Brauronia dove la dea con funzioni di nutrice appare strettamente associata all'orsa; infine Artio, raffigurata come orsa e come Matrona. Qui improvvisamente il cerchio si chiude. ]Ritroviamo le radici del culto estatico che stiamo ricostruendo. Ma l'anomalia delle testimonianze siciliane ha fatto emergere uno strato più profondo, più antico, in cui si mescolano elementi celtici, greci, forse mediterranei. Frammenti di questo strato sono incrostati nelle confessioni delle seguaci della dea notturna

(le confessioni delle cosiddette streghe al Tribunale dell'Inquisizione). Dietro le descrizioni di queste esperienze estatiche dobbiamo immaginare una catena lunghissima fatta di racconti, di confidenze, di chiacchiere, in grado di oltrepassare sterminate distanze cronologiche e spaziali.L'esistenza di vere e proprie continuità estatiche sembra innegabile.

Uomini e donne – soprattutto donne, magari abitanti in sperduti paesi di montagna – rivivevano senza saperlo, nei loro deliqui notturni, miti giunti a loro da spazi e tempi remotissimi."

(Storia notturna, una decifrazione del sabba, Carlo Ginzburg, Torino 1989



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